Probabilmente molti lo avranno già detto: sono tempo caotici.
Il dibattito pubblico è dominato da temi che in altri tempi sarebbero stati al massimo definiti secondari.
Sono anni che viene denunciata l’assenza del primato della politica sull’economia e su altre rilevanti questioni, eppure la modalità alla base delle scelte, della ricerca di soluzioni, della selezione dei candidati è tutto un adattarsi a dei veri e propri “copioni” narrativi imposti, direttamente o indirettamente, dall’esterno.
La Politica però, nonostante tutto, è il campo dell’azione, il luogo in cui dare vita e forma alle idee. Il fatto che le classi dirigenti, le elite non si concepiscano più come tali e non esercitino pienamente la loro funzione di guida, se non nell’adesione a narrazioni preconfezionate da altri poteri, non cancella ciò che essenzialmente è la Politica.
Le ragioni storiche di questa deriva sono molteplici e non è sicuramente questo il momento per richiamarle ed analizzarle, dobbiamo solo prendere atto che non possiamo più chiedere ai politici di lavorare e lasciarci vivere senza assilli come se fossimo tutti gli abitanti di un condominio e loro fossero gli amministratori.
La politica è anche amministrazione del quotidiano, ma non si esaurisce in tale attività. Non è una semplice procedura burocratica.
Accettare che essa sia solo questo è il miglior favore che possiamo fare ai peggiori politici ovvero a coloro che si avvicinano alla cosa pubblica solo per ambizioni ed interessi volti ad arricchire le proprie tasche. Tuttavia non è solo colpa dei politici se la gran parte delle persone appaia e si senta lontana dalla politica. Qualche torto appartiene anche alla cosiddetta società civile, ai cittadini comuni.
Ci siamo lasciati convincere, senza alcun motivo valido, che le virtù e le capacità del politico siano altre da quelle che dovrebbero realmente essere ovvero visione, preparazione e capacità di programmazione, senso di giustizia e responsabilità, leadership, senso di appartenenza e spirito di abnegazione.
Ci siamo accontentati di abbassare il livello in cambio di una presunta libertà dalle responsabilità, di lasciarci trascinare sul campo di una polemica permanente senza mai entrare nel merito delle questioni e senza mai pretendere dai nostri rappresentanti un segno tangibile del loro passaggio nelle istituzioni a reale beneficio dei territori e dei cittadini. In questo scenario “l’uno vale l’altro” è diventata la regola ed è naturale che forze esterne alla politica possano avere gioco facile a determinarne i processi in nome dei propri interessi.
Toccherebbe, invece, alla Politica fare sintesi grazie ad alcune idee-guida chiare.
Dovremmo iniziare a considerare la possibilità di lasciarci alle spalle questa fase e guardare con interesse a quelle minoranze creative capaci di raccogliere le sfide di questi tempi caotici in cui sembra essere negata cittadinanza ad ogni idea basata sulla comunità e non dominata dal pensiero individualista.
In queste minoranze appassionate e coese risiede la forza viva e creatrice che potrebbe allontanarci dall’aridità calcolatrice di questi tempi in cui manca una rotta comune e si procede a rimorchio di contenitori vuoti solo per inerzia
L’unità nella diversità può essere possibile solo quando torneremo ad accettare che “uno non vale l’altro” e che il destino del singolo è sempre, in qualche modo, legato a quello degli altri.
La Politica, quella vera, è un’avventura collettiva.
Pubblicato su: Istituzioni24.it