I fatti restano l’unico valido metro di giudizio. Almeno così dovrebbe essere.
Il Governo, Premier Conte in testa, ha più volte ribadito la necessità di potenziare il terzo settore riconoscendone la grande importanza in termini umani, sociali ed economici eppure alla prova dei fatti le buone intenzioni non hanno mai visto seguire azioni concrete.
Da marzo ad oggi abbiamo sentito parlare a più riprese di aiuti economici per il non profit che rischia seriamente di perdere molte tra le sue migliori esperienze: sono stato annunciati l’anticipo del cinque per mille, il sostegno ai volontari ed alle strutture, ma ormai arrivati alla metà di luglio, così come per molte altre risposte attese dai cittadini, alle parole non sono seguiti i fatti.
Addirittura le misure annunciate a maggio ed inserite nel decreto rilancio erano state cancellate dalla discussione in Parlamento e, grazie a numerose proteste, sono state recuperate in modo confuso nelle ultime ore con il forte rischio che gli eventuali provvedimenti siano meno efficaci di quanto annunciato.
A questo punto è possibile cominciare a sospettare che il Governo abbia per il terzo settore solo belle parole, ma poca reale considerazione poichè sistematicamente arriva a “dimenticarsene” alla prova dei fatti.
Dimenticate le piccole e medie realtà associative territoriali, dimenticati i milioni di volontari, dimenticati caregiver e centri di assistenza, dimenticati i tanti professionisti che operano con umanità al fianco dei più deboli, dimenticato il servizio civile.
Il governo e i rappresentanti dei cittadini nelle istituzioni dovrebbero liberarsi dalla sindrome dell’annuncio e cominciare a calarsi nel reale che, con la forza dei fatti, testimonia l’importanza per la coesione sociale dell’Italia di oltre sei milioni di volontari e quasi un milione di lavoratori del non profit. Donne e uomini fondamentali a cui è arrivato il momento di dare risposte vere.
Pubblicato su: Istituzioni24.it