La prima metà del mese di settembre ha finalmente consegnato al Terzo Settore uno dei passaggi fondamentali della riforma relativa avviata con il “governo Renzi”.
Volendo sorvolare sui soliti ritardi legati alla burocrazia italiana, vero pilastro della conservazione del peggiore status quo, c’è da dire che la firma del Ministro Catalfo del decreto attuativo del RUNTS (Registro Unico Nazionale Terzo Settore) resta l’unico vero provvedimento dedicato al terzo settore emanato dall’inizio dell’anno.
È sempre bene ricordare (a beneficio dei tanti smemorati) che, da marzo ad oggi, tutti i rappresentanti delle istituzioni non hanno mai fatto mancare nei loro discorsi ed interventi pubblici i ringraziamenti alle tante anime del terzo settore, volontariato su tutti, per aver contribuito in modo decisivo a garantire la coesione sociale nei momenti più difficili della pandemia.
Più volte, anche da queste pagine, si è auspicato che alle parole seguissero i fatti e che finalmente il terzo settore fosse trattato realmente come uno dei pilastri della comunità nazionale.
Eppure, nonostante ore di riunioni, parole ed occasioni, di concreto si è visto ben poco. Nessun provvedimento è stato varato a sostegno delle tantissime strutture presenti sui territori e fuori dai circuiti di quelle che sono conventicole abituate a rappresentare solo i propri interessi (legittimi o meno che siano).
A mancare è stata la considerazione e la risposta delle istituzioni quasi ad ogni livello: l’elaborazione delle proposte per il recovery plan offriva una grande opportunità, ma tra i 587 progetti posti all’attenzione del Comitato interministeriale per gli affari europei diretto dal Presidente del Consiglio Conte non è possibile rintracciarne uno che abbia una visione strategica o promozionale del terzo settore.
Anche in questo caso siamo in presenza di fatti che smentiscono la narrazione di tutti questi mesi e palesano, ancora una volta, l’assenza di una classe dirigente consapevole.
L’unico a battere un colpo verso il terzo settore, in particolare verso il mondo del servizio civile, è il Ministro Spadafora che ha ammesso recentemente le difficoltà nel reperire le risorse economiche per garantire la conferma anche nel 2021 del numero di 40.000 volontari. Il Ministro proverà a recuperare i fondi necessari dal recovery plan.
Tuttavia se questi sono i presupposti allora non si può essere tranquilli per i tempi che verranno.
Il terzo settore non merita solo più e vera attenzione da parte delle istituzioni, ma necessita anche di maggiore rappresentanza.
Pubblicato su: Istituzioni24.it