La pandemia ha generato brusche frenate sulla strada del raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Tra i diversi percorsi che hanno subito interruzioni significative non è possibile dimenticare quello relativo all’obiettivo 3 “Salute e Benessere”.
Si susseguono ormai da mesi report che tracciano numeri impressionanti sulla difficoltà di accesso alle cure da parte di pazienti affetti dalle cosiddette malattie non trasmissibili (diabete, malattie cardiovascolari, tumori e affezioni polmonari) e non mancano gli appelli affinché si adottino nuovi modelli per la gestione delle cure da parte di tantissime associazioni di medici e pazienti.
La pandemia non ha modificato e influenzato negativamente soltanto i percorsi e le possibilità di sottoporsi alle terapie, gli stessi cittadini, infatti, evitano gli accessi alle strutture ospedaliere ed ai pronto soccorso colpiti dalla paura di rischiare il contagio e ammalarsi di COVID-19.
Un elevato impatto negativo si è avuto di anche sulla prevenzione medica delle patologie non trasmissibili (non si dimentichi che esse sono la prima causa di morte al mondo e quanto il virus tenda a colpire più gravemente le persone affette da queste malattie) e questo non lascia ben sperare per il futuro, in considerazione del fatto che la pandemia produce effetti negativi anche dal punto di vista economico acuendo le diseguaglianze sociali. Tali differenze, così come suffragato da numerosi studi e dall’esperienza quotidiana, si manifestano con vigore nell’accesso alle cure da parte dei cittadini: coloro che vivono condizioni di disagio economico presentano maggiore difficoltà nell’accesso alle cure e alla pratica della prevenzione ed alla fruizione delle informazioni utili a tutelare la propria salute.
Si rischia, ad ogni livello ed in ogni Paese, di veder venire meno i progressi fatti fino a questo momento nella tutela del diritto alla salute ed per questo motivo che, trascorsi questi primi otto mesi dallo scoppio della più grande emergenza sanitaria globale mai affrontata, si cominci a ragionare su come garantire a tutti i cittadini la possibilità di avere accesso, in sicurezza e costantemente, a percorsi diagnostici e terapeutici per le loro patologie.
In Italia si potrebbe iniziare ad affrontare il problema raccogliendo gli appelli ed i suggerimenti avanzati dall’Associazione nazionale Malati Reumatici (Anmar Onlus), l’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione, Fondazione Giovanni Lorenzini, Fondazione Italiana per il Cuore, Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (Firmo), che hanno chiesto ad esempio alle istituzioni di avviare una strategia diversa e non prettamente emergenziale con l’attuazione piena delle disposizioni contenute nelle leggi 40/2020 e 77/2020 che prevedono la “distribuzione per conto” da parte delle farmacie dei territori dei farmaci generalmente disponibili solo presso le strutture pubbliche.
Occorre approfittare di questo momento per ridisegnare in modo efficace ed efficiente le strategie volte a garantire il diritto alla salute delle comunità.
Pubblicato su: Ricerca & Salute