Il Governo sembra aver finalmente battuto un colpo. “Sembra” perché nel momento in cui si scrive ancora non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto “rilancio” e quindi non è possibile esprimere considerazioni legate a qualcosa di reale. Tuttavia, stando alle diverse bozze circolate nei giorni e nelle ore precedenti al Consiglio dei Ministri in cui si è provato finalmente ad affrontare il problema della crisi economica, il Governo pare proprio aver accolto numerose richieste provenienti dai diversi ed importanti rappresentanti del Terzo Settore.
Tra le misure previste è evidente la voglia di provare a sostenere le organizzazioni del terzo settore che operano al SUD – art. 236 Sostegno al Terzo settore nelle Regioni del Mezzogiorno- ed in questo grande merito va dato alla “battaglia” che il Presidente della Fondazione Con il SUD – Carlo Borgomeo – ha condotto sin dai primi giorni di crisi evidenziando come tra lockdown e problemi economici il mondo del non profit nel mezzogiorno rischiasse la propria sopravvivenza.
Sicuramente le misure previste sono un bel segnale, ma non dobbiamo dimenticare tutte quelle realtà che non appartengono alle grandi reti o che operando in contesti estremamente periferici non riescono ad inserirsi in programmi di ampio respiro perché scontano inefficienze culturali e burocratiche unite a ritardi tecnologici importanti. Non ci si può dimenticare questo mondo – presente anche nelle città – che sostiene personalmente e privatamente il proprio operato rappresentando l’unica roccaforte di solidarietà, di risposte ai bisogni dei cittadini e garanzia alla coesione sociale.
Il decreto, proprio all’articolo 236, fa riferimento al ruolo che l’Agenzia per la Coesione territoriale nell’assegnazione dei contributi agli enti del terzo settore attivi nel Sud e anche alle modalità che le Regioni del mezzogiorno possono seguire per integrare queste misure al fine di supportare le iniziative del non profit in favore delle fasce più deboli. La strada da seguire è quella di attuare le modifiche dei regolamenti europei e recuperare risorse dai propri programmi FERS e FSE.
La Campania potrebbe fare la sua parte in questo senso e raccogliere questa sfida. Non sono mancate le sollecitazioni del forum del terzo settore regionale, dell’alleanza delle cooperative della Campania, di Stefano Caldoro – Capo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio Regionale eppure ad oggi non ci sono segnali reali per il non profit.
Perché non raccogliere tale sfida ed iniziare a rispondere anche alle necessità delle tante realtà dei territori? Non tutti gli enti potranno beneficiare del credito d’imposta o delle misure atte a rispondere alle grandi realtà in grado, col proprio operato, di generare profitto.
Le prime proposte sul tavolo ci sono: contributi per l’assicurazione dei mezzi, dei volontari per la sanificazione delle sedi, per l’affitto delle strutture, per rimborsare i volontari delle spese sostenute durante questa crisi, per l’acquisto dei DPI. Perché non estendere anche gli enti del terzo settore i provvedimenti regionali dedicati alle imprese? Perché non provare a aiutare tali organizzazioni prevedendo una percentuale di rimborso a persone fisiche e imprese di quanto donato per supportare iniziative di solidarietà? Senza dimenticare il servizio civile: perché non aumentare le risorse da destinare ai progetti che saranno realizzati nel prossimo anno?
Da quando è cominciata questa particolare fase delle nostre vite si è sentito ripetere da più parti che essa potesse essere l’occasione di un cambiamento positivo.
Forse per i rapporti tra non profit e decisori politici è davvero la grande occasione per uscire dalle dinamiche concorrenziali del mercato e avviare una nuova stagione di partecipazione al servizio delle persone.
Pubblicato su: Istituzioni24.it