La crisi che stiamo vivendo è stata più volte annunciata negli ultimi anni: circolano continuamente sui social (di ogni ordine e grado) i video in cui esperti o opinion leader profetizzano su come il mondo globalizzato sarebbe stato messo in crisi da una pandemia. Sono molte le riflessioni che si susseguono sulle cause e su tutte le implicazioni che l’epidemia da nuovo coronavirus può avere sul nostro mondo interconnesso e, chiaramente, oltre a quella sanitaria, saranno molteplici le emergenze che saremo costretti ad affrontare partendo da quelle legate alle difficoltà economiche delle famiglie, delle imprese e di tutto il mondo produttivo.
Al momento qualsiasi previsione potrebbe essere fuorviante perché la società globalizzata presenta numerose variabili che, ad ora, non possono essere identificate con esattezza. Sicuramente alcune delle strategie elaborate dagli stati e dalle organizzazioni sovranazionali dovranno essere riviste e mutare, nel tempo, alcuni approcci ai problemi da risolvere ed ai metodi scelti al fine di perseguire gli obiettivi prefissati.
Tra i piani elaborati per obiettivi ambiziosi di livello globale, soprattutto negli ultimi anni è diventata conosciuta e centrale l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile lanciata nell’ONU nel 2015 e che col passare degli anni è diventata un riferimento per numerose scelte politiche dei governi. Molte delle decisioni, delle direttive e delle azioni intraprese sono state dettate sempre più spesso dalla volontà di contribuire al raggiungimento dei diciassette obiettivi individuati nell’Agenda che, vale la pena ricordare, riguardano tutti gli aspetti della vita umana, avendo appunto lo scopo di stimolare e realizzare un programma d’azione “per le persone, per il pianeta e la prosperità”.
Il Coronavirus e la pandemia da esso causata, alla quale stiamo pagando enormi sacrifici in termini di vite umane, sono destinati a segnare il prossimo futuro poiché le misure adottate dalla quasi totalità dei governi chiameranno a scelte coraggiose e a probabili cambi di paradigma per quel che riguarda la tutela della salute, e ancor di più delle misure legate al welfare e allo sviluppo economico.
Nel frattempo può essere interessante e utile provare a capire in che modo la crisi generata dalla pandemia impatterà sugli obiettivi individuati dall’ONU nell’Agenda 2030.
È probabile e auspicabile che per l’obiettivo “Salute e Benessere”, dopo un primo periodo di assestamento, i governi possano assumere scelte volte ad aumentare le risorse destinate alla tutela della salute pubblica e ad investire in prevenzione e nella formazione medica e degli operatori. Oltre, naturalmente, cominciare a migliorare le proprie strategie utili ad affrontare lo scoppio di nuove pandemie. Dal punto di vista dei singoli cittadini è al momento difficile capire la reazione ai diversi periodi vissuti rispettando le restrizioni e quali saranno i comportamenti che assumeranno per tutelare il proprio benessere. Sarebbe importante e necessario vigilare anche circa l’impatto della pandemia (con tutte le sue implicazioni) sulla psiche delle persone cominciando dagli operatori sanitari per arrivare a coloro i quali sono costretti a casa e che nel peggiore dei casi hanno dovuto vivere il distacco coi propri cari senza poterli vedere un’ultima volta.
Gli obiettivi che riguardano lo sviluppo, la povertà, l’uguaglianza, la tutela delle fasce deboli e l’accesso ai servizi minimi, nonostante gli sforzi e le risorse che saranno messe in campo, sicuramente potrebbero subire delle battute d’arresto in quanto saranno numerose le imprese e i lavoratori costretti ad affrontare una crisi economica e non è difficile prevedere un aumento di disoccupati, NEET ed in generale della povertà (può essere interessante a tal proposito consultare lo studio proposto dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile). Ci sarà molto da fare per mettere in sicurezza ampie fasce della popolazione che rischiano di scivolare sotto la soglia della povertà, alcuni esiti possono essere imprevedibili sulla tenuta sociale
In linea generale, inoltre, quella che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito la “People action” ovvero l’azione e la pressione dei cittadini sui decisori politici per assumere decisioni in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e la loro partecipazione attiva potrebbero subire una battuta d’arresto.
Se il ruolo degli operatori del Terzo Settore risulta ancora una volta fondamentale per affrontare l’emergenza e garantire numerosi servizi allo stesso tempo la crisi economica potrebbe cancellare numerose importanti esperienze che hanno un ruolo importante sul territorio, ma che non possono avvalersi delle risorse economiche di cui godono strutture molto più grandi. Purtroppo, non c’è molto tempo a disposizione: occorre agire per aggiustare la rotta e attutire il più possibile i colpi della crisi già in atto.
Pubblicato su: Ricerca & Salute